Messaggero Sardo
Un tiro mancino
Un libro di Nanni Boi dedicato a Gigi Riva
Le imprese di rombo di tuono e del Cagliari dello scudetto
Di Luigi Alfonso
Solo un maniaco delle statistiche calcistiche come Nanni Boi, poteva trovare nuovi spunti per dare vita ad una nuova biografia su uno dei calciatori italiani più importanti della storia del calcio: Gigi Riva.
In 350 pagine, e sotto il titolo "Un tiro mancino - Riva, il Cagliari e uno scudetto che non finisce mai", c'è racchiusa la storia che ancora oggi continua a far parlare i Sardi che vivono nell'Isola e i tantissimi emigrati. Nanni Boi, giornalista cagliaritano prossimo ai 40 anni, ha lavorato per un anno ad un progetto che deve averlo stimolato sin da quando ha cominciato a collaborare per La Nuova Sardegna, quotidiano per il quale scrive tuttoggi. Ha ordinato la montagna di dati statistici e di curiosità di cui disponeva, i ricordi e gli aneddoti raccolti qua e là, riuscendo a concludere la fatica editoriale in tempo per offrire agli appassionati (non solo sardi: il Cagliari scudetto è patrimonio dell'Italia, anche in termini di simpatia) un'idea regalo per il Natale 2000.
Chi avrà la possibilità di sfogliare "Un tiro mancino", leggerà con piacere non solo i tabellini delle 30 partite che condussero i rossoblu alla gloria calcistica, ma anche il commento alle singole giornate del campionato di serie A, tutti i numeri di Gigi Riva, una sua lunga intervista, le impressioni e i profili degli altri protagonisti dello scudetto 69/70 (dai dirigenti a Manlio Scopino, dal magazziniere Mario Manca allo scomparso, indimenticabile Domenico Duri). E' dura l'infanzia del campione: a 9 anni gli morì il padre, a 11 la sorella Candida, a 18 la madre. I racconti delle sorelle di Gigi, Lucia e fausta, aiutano a capire quanto sia stata triste. L'autore ha voluto impreziosire il libro pubblicando il primo articolo su un Riva ancora bambino (ma già promettente), uno stralcio di una delle migliori biografie dell'ex bomber del Cagliari e della nazionale (a firma di Lamberto Artioli, del Corriere della Sera), la copertina del Guerrin Sportivo datata 29 ottobre 1970, che per la prima volta ribattezzava Riva con il nome di battaglia Rombo di Tuono, coniato dal grande Gianni Brera. Quest'ultimo è solo uno dei tanti personaggi di fama che contribuiscono a tratteggiare la figura del numero 11 che ha fatto sognare i Sardi.
Boi, infatti, ha chiesto un intervento anche al mitico Pelè, a Joseph Blatter (presidente della FIFA), Luciano Zizzola e Franco Carraro (rispettivamente presidenter della Federcalcio e della Lega calcio), Giovanni Trapattoni e Dino Zoff (l'attuale commissario tecnico della nazionale e il suo predecessore, che poi fu anche il portiere più battuto da Riva in campionato), Tarcisio Burgnich, Arturo "Sandokan" Silvestri e gli unici sardi che sinora hanno vestito la maglia azzurra: Antonello Cuccureddu, Gianfranco Matteoli e Gianfranco Zola.
Gli interventi non finiscono qui. Boi ha contattato un politico della Prima Repubblica (Giulio Andreotti) e tre grandi attori teatrali come Gigi Proietti, Giorgio albertazzi e Dario Fo. Ma anche lo storico Francesco Cesare Casula. L'economista Paolo Savona, lo scrittore Manlio Brigaglia, il pubblicitario Gavino Sanna, l'ex bandito Graziano Mesina (dopo mille permessi da parte del Ministero di Grazia e Giustizia, è stato intervistato alla Casa circondariale di Voghera, dove è attualmente recluso), il sindaco di Cagliari 8ex presidente della società rossoblù) Mariano Delogu e il Procuratore della Federcalcio Carlo Porceddu. Il tutto condito dai commenti di un gran numero di giornalisti: Paolo Condò (è una delle migliori "penne" della Gazzetta dello Sport e ha curato la prefazione), Giorgio Tosatti, Gianni Mura, Sandro Ciotti, Giorgio Bocca, Costantino Muscau, Piero Angela, Giorgio Melis, Gianni De Candia, Giorgio Porrà, Piero Caravano, Carmelo Alfonso, Gianni Olla.
Sì, l'elenco è lungo. Ma aiuta a capire l'intento di Boi: si parte dal pianeta calcio per planare su economia e società della Sardegna a cavallo degli anni Sessanta-Settanta. Quando il Piano di Rinascita aveva illuso un po' tutti e l'industria aveva sottratto forze all'agricoltura, contribuendo certamente allo scudetto (irripetibile) della più importante società sportiva sarda, ma anche alla desertificazione sociale e strutturale dell'Isola.
"Mito è una parola grossa, non mi sembra di aver mai guarito i malati o salvato il Paese da una guerra". In queste parole di Riva c'è tutto il personaggio. Vale la pena di leggere "Un tiro mancino", per scoprirlo a poco, a poco. E ricordare come eravamo trent'anni fa quando, con l'orecchio incollato al radiotransistor per ascoltare "Tutto il calcio minuto per minuto", i pastori controllavano le loro greggi ed esultavano alle gesta di Giggirriva l'irriducibile.
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