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Il Cagliari delle prime firme
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Gino Palumbo (Corriere della Sera): "Il trionfo del
Cagliari rappresenta una svolta storica nell'evoluzione del
grande calcio italiano. Per la prima volta una provinciale
si inserisce nell'aristocrazia del football. Per la prima
volta lo scudetto va al Sud. Per la prima volta il titolo di
campione lascia il continente e si trasferisce nelle isole. Il
calcio italiano deve rallegrarsene: sarebbe stato ben amaro
il suo avvenire, e sarebbero state ben critiche le sue
prospettive di sviluppo, se prima o poi l'esempio
organizzativo dato dalle grandi società di Torino e di
Milano non fosse stato seguito, e se la lotta per le
maggiori conquiste fosse stata monotamente riservata ai
nomi più tradizionali. Un calcio che non avesse saputo
ampliare i suoi confini e non avesse saputo assicurarsi
nuovi protagonisti e nuovi motivi agonistici sarebbe stato
prima o poi soffocato dalla stanchezza. La vittoriosa sfida
lanciata dal Cagliari alle forze tradizionali del nostro
football è destinata a lasciare un'impronta: essa servirà
indubbiamente a incoraggiare quanti altri _ dalle zone
depresse del calcio _ ambiscono ad inserirsi nelle
posizioni d'avanguardia; servirà quale modello ed esempio
per i principi organizzativi attraverso cui si è realizzata;
spronerà quanti erano rassegnati all'incubo delle
inferiorità economiche o delle avverse condizioni
climatiche; impegnerà le grandi sconfitte a preparare la
rivincita. Da un campionato che è appena finito nascono
già per merito del Cagliari i motivi d'attrazione, di
fascino, di lotta che si svilupperanno nelle stagioni future.
E nascono in un clima di fiducia, garantito dalla certezza
che lo scudetto va a chi lo merita. E' un lietissimo
bilancio".
Gianni Brera (Guerin Sportivo): "Il Cagliari campione
esalta e i sardi e chi gli ha creduto. E' stato e rimarrà
autore di una impresa sportiva che trascende il mero
significato di un torneo di calcio pur tanto importante e
seguito. Il valore della sua affermazione è almeno doppio
rispetto alle precedenti in libro d'oro. Ha vinto superando
squadroni famosi da quando calcio è calcio; ha dissolto gli
avvilenti tabù del clima mediterraneo, avverso per
generale convinzione alle grandi prestazioni atletiche ed
al durevole mantenimento della condizione psicofisica, ha
smentito ancora la conclamata psicologia degli italiani che
si vuole comicamente traumatizzata dai continui viaggi in
aereo. Le conseguenze dell'impresa cagliaritana possono
veramente incidere sull'evoluzione del costume nazionale,
non soltanto per quanto riguarda lo sport. Smentire dei
tabù psicologici significa altresì costringere un popolo a
rivedere le proprie superstizioni, rettificare dati che si
volevano scientifici e non sono, dimensionare certi alibi
fin troppo comodi per tutti. Il Cagliari ha potuto tanto
giocando a calcio. Né sembra arguibile che tale
affermazione venga accolta con il minimo dubbio. Lo
sport è indice primario di vita civile".
Gualtiero Zanetti (La Gazzetta dello Sport): "Ora il
Cagliari ha vinto, la Sardegna è al centro delle attenzioni
generali, la squadra si appresta a girare l'Europa per la
Coppa dei Campioni, per mostrarsi e mostrare il suo
mostro, Luigi Riva, ovunque noto per nome e per fama,
ma non conosciuto e quindi attesissimo".
Antonio Ghirelli (Corriere dello Sport): "Un nuovo
rapporto di forza si è venuto creando in campo calcistico
tra la parte più avanzata del nostro paese e quella che
lotta accanitamente, in condizioni di estrema difficoltà e
con grave svantaggio di partenza per portarsi sulle stesse
posizioni. Già negli anni passati il boom del Napoli aveva
dato una prima misura delle enormi possibilità potenziali
del Sud e della riserva di entusiasmo popolare che vi si
contiene. Cagliari ha avuto la fortuna e il privilegio di
poter contare su un dirigente come Arrica, su un
allenatore come Scopigno che, con consumata perizia
hanno saputo inserirsi nel delicato gioco delle relazioni
economiche ed umane con i centri di potere del Nord. Al
Cagliari beninteso non rassomiglia tutto il Sud. Lo
squadrone isolano ne simboleggia le capacità e i risultati
migliori; ne rappresenta la forza motrice, la splendida
pattuglia d'avanguardia, la fiammeggiante bandiera. Alle
sue spalle molto lavoro resta ancora da compiere, molte
lacune da colmare, molti errori e magagne da scontare. Ma
il trionfo rossoblù avrà certamente l'effetto di accendere
le fantasie e stimolare l'emulazione in tutto il
mezzogiorno, nell'atto stesso in cui riempirà di una gioia
sconfinata e innocente le decine di migliaia di emigrati
nel Nord e all'estero".
Gianni Filippini (L'Informatore del Lunedì): "Il Cagliari
ha rappresentato e rappresenta, soprattutto adesso che è
diventato campione d'Italia, il simbolo di una sorta di
pacifica, singolarissima rivoluzione. Nella squadra
rossoblù c'è il rovesciamento di ruoli che parevano
destinati ad un'inattaccabile fissità: da una parte i
protagonisti per tradizione, dall'altra le eterne comparse.
Ecco: il Cagliari ha dimostrato che anche una comparsa
può diventare primattore, avanzare dal fondo del
palcoscenico sino a dominare la scena, imporsi al
pubblico e strappargli applausi. Ma per i sardi questo
primato ha forza che trascina l'entusiasmo oltre lo sport.
L'emozione e la gioia hanno vene di tutt'altro sangue: ha
valore, in questo momento, il sentirsi primi, ed esserlo
con unanime riconoscimento: confluiscono da inafferrabili
distanze frustrazioni e complessi, sofferenze e delusioni
chiedendo di essere cancellati, per un attimo almeno, dalla
vittoria attesa e sofferta, infine goduta con spontanea,
indescrivibile euforia. Rivincita, forse, anche con mille
altri significati oltre quello calcistico; la raggiunta
consapevolezza di potersi imporre contro tutti, a dispetto
di tutti, la certezza che nessun traguardo è negato alla
volontà, al coraggio, all'autentica forza. Non ha grande
importanza se questa consapevolezza, questa certezza
debbono adesso forzare il limite di un campionato di
calcio per diventare su un altro piano, fatto di costume,
evento quasi storico. Al Cagliari che ha vinto lo scudetto
vanno evviva senza aggettivi: per un giorno almeno ci fa
sentire tutti migliori. I migliori d'Italia".
Maurizio Barendson (Rai): "Anche il Sud può essere
campione, lo è. Il calcio in Italia ha seguito lo stesso
percorso dello sviluppo industriale del paese. Fiorito
inizialmente a Genova, dove il pionierismo dei marinai e
dei commercianti inglesi attecchì per primo, emigrò presto
nelle metropoli del Nord incontrandosi con la loro
moderna crescita e diventandone frutto e strumento. Ed
eccolo a Cagliari con lo scudetto nel momento in cui la
vita dell'isola sta lentamente mutando e la sua economia
trasformandosi da agricola in turistico industriale. Un
incontro perfetto, un appuntamento stupendo perché non
casuale. La storia si ripete. Il calcio viaggia e prospera
seguendo non fortuiti richiami. Lo scudetto in Sardegna è
quanto di più puntuale si possa immaginare. Un'altra tappa
del decollo della regione".
Angelo Rovelli (La Gazzetta dello Sport): "Cagliari è la
seconda città di mare che vince lo scudetto dopo il Genoa
degli anni eroici. Il riferimento non è senza motivo. Si
tratta di una affermazione che va oltre il mero significato
agonistico e si compendia negli sforzi di un sodalizio che
ha voluto la conquista con la tenacia, la caparbietà tipiche
di questa magnifica gente ed anche con la illuminata
saggezza, con la acutezza e, diciamo pure, con la
lungimiranza di dirigenti abili, provveduti e moderni".
Bruno Perucca (Stampa Sera): "Gigi Riva, adesso,
potrebbe anche lasciare il Cagliari. L'idea sconvolgerà i
tifosi della squadra dei 'quattro mori', ma a ben pensarci
l'asso rossoblù e del calcio italiano , ha portato a termine
una impresa leggendaria nella storia del nostro football,
un'impresa che non dovrebbe essere rovinata _ Fiorentina
insegna _ dalle difficoltà che sempre fanno seguito alla
conquista dello scudetto. Riva, lombardo di Leggiuno, è
rimasto in Sardegna sino a quando è riuscito a portarvi lo
scudetto: ora potrebbe anche andarsene, come quegli eroi
della storia del West, che una volta messa in ordine una
città, una volta sgominati i cattivi, se ne vanno inseguiti
da elogi e rimpianti verso un domani misterioso, verso
nuove avventure"
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